Benvenuta/o a questo nuovo articolo sul Graphic Design!
Nell'ultima lezione ho parlato del punto, della linea e della forma, i tre elementi più semplici del graphic Design. Oggi riprendiamo l'argomento iniziando dalla texture e analizzandone i possibili utilizzi.
Texture
La texture è definita come la qualità tattile e visiva di una superficie solida (ma ultimamente ho sentito parlare anche di texture di creme cosmetiche). Questo termine in passato è nato per definire una sensazione tattile; con l'evoluzione della Pittura, della Scultura e della Grafica però è stato utilizzato anche per definire sensazioni visive.
Possiamo trovarne di vario tipo: liscia, ruvida, granulosa, morbida, mattel (riflette morbidamente la luce), lucida, polverosa, legnosa, vitrea, liquida, eccetera. Come puoi vedere, le tipologie a nostra disposizione sono tante e dipendono da come l'occhio le percepisce e da come il cervello le legge, correlando alcune di esse con esperienze tattili.
Ecco alcuni consigli su come e perché utilizzarle:
- innescare una sensazione: riguarda soprattutto le superfici che riportano alla mente sensazioni tattili; il paradosso generato dalla discordanza tra il mezzo percettivo (l'occhio) e il campo a cui la sensazione appartiene (il tatto) rende l'esperienza che si sta vivendo più intensa.
- caratterizzare: ogni texture riporta alla mente contesti differenti: il lucido è attribuibile all'eleganza, alla classe, soprattutto se abbinato a colori scuri come nero e blu notte, il polvere fa pensare all'artigianato o ai cosmetici, il tessile ai bambini, all'abbigliamento e al comfort.
- dare profondità: la texture è di per sé caratterizzata da ombre e luci, perciò ha e dà un aspetto 3D.
- usare con oculatezza: meglio non eccedere, perché si passerebbe dal dare carattere al rendere pacchiano un prodotto.
Spazio
L'occhio umano legge lo sfondo, in particolare se privo di elementi, come spazio. Spesso troppo sottovalutato, in realtà esso riempie più di quanto la logica potrebbe suggerire. Per quanto il termine dia l'idea che non vi sia niente, lo spazio ha un peso che va bilanciato e una leggibilità da sfruttare.
Prima di elencare i possibili utilizzi dello spazio, ci tengo a precisare che ogni composizione è caratterizzata da una serie di livelli su cui sono disposti gli elementi.
Eccone un esempio:
In questa foto possiamo contare tre livelli:
1 - primo piano: composto dagli elementi su cui è posta l'attenzione, in questo caso i ragazzi, e che si trovano più vicini all'occhio.
2 - piano medio: rappresentato qui dalla passerella, è il piano che si frappone tra il primo e l'ultimo.
3 - sfondo: costituito dagli edifici, è l'elemento meno definito, quando non è vuoto, ed è letto dal nostro occhio come uno spazio.
Fatta questa precisazione, andiamo a vedere come utilizzare lo spazio.
- separare: maggiore è lo spazio fisico tra gli elementi, maggiore sarà la distanza concettuale tra di essi.
- evidenziare: un elemento solitario in uno spazio ampio risalta, come mostra la foto in basso:
- dar riposo: troppi elementi comportano uno sforzo visivo e mentale. Inoltre, nel caos di mille oggetti il messaggio si perde.
- rendere leggibile: come anticipato nel punto precedente, molti elementi accalcati sono meno leggibili.
- diventare forma: lo spazio stesso può diventare un elemento leggibile, come nell'esempio qui in basso in cui la scritta black è composta dallo spazio e definita da ombre nere.
Dimensione
La dimensione è ancor meno visibile dello spazio, essendo una caratteristica di un elemento e non un elemento stesso, tuttavia anch'essa è considerata un elemento base della Grafica.
Quando parliamo di dimensione, parliamo perlopiù del rapporto che c'è tra gli oggetti e lo spazio che questi occupano.
Ecco come lavorare con la dimensione:
- dare importanza: ciò che ha priorità è più grande in quanto esso attira maggiormente l'attenzione su di sé rispetto ad elementi circostanti più piccoli.
- dare contrasto: la grandezza non conferisce solo importanza, ma permette anche di veicolare messaggi e idee. Nell'esempio qui in basso possiamo notare come il personaggio dell'immagine si perda nell'ambiente e quanta desolazione e impotenza comunichi il vasto spazio che lo contiene.
- 3D: la dimensione permette di lavorare anche sui volumi. Nella foto che abbiamo appena visto possiamo notare quanto sia grande e profonda la struttura in cui si trova il protagonista.
- distanziare: prendiamo sempre la foto di sopra come esempio: porre l'attenzione sulla grandezza dello stabilimento permette di farci intuire non solo la profondità, ma anche il rapporto di vicinanza tra il personaggio e tutte le parti del luogo stesso.
- dare emozioni: abbiamo visto come il rapporto tra un elemento piccolo e un ambiente grande ci faccia percepire solitudine e angoscia. Possiamo però provare anche meraviglia e commozione se variamo lo scenario: pensiamo, ad esempio, a un esploratore che osserva sulla cima di una collina un paesaggio vasto e variopinto; credi che proverebbe paura o si lascerebbe rapire dall'incanto?
Se invece invertiamo i ruoli, ambiente piccolo ed elemento grande, possiamo provare sentimenti di angoscia, claustrofobia e prigionia: degli esempi calzanti potrebbero essere un pollo in una gabbia o un gatto chiuso in una scatola di cartone. Il contesto in cui collochiamo l'elemento piccolo, però, fa la differenza: se il nostro soggetto è un neonato che dorme placidamente in una culla, vedremo lo spazio ristretto come un abbraccio e non come una minaccia.
Concludo questa lezione qui e ti ringrazio per aver visitato il mio blog!
A presto!